Fegato grasso o steatosi epatica: chi rischia di più?

In collaborazione con il Dott. Domenico Iapello, Biologo Nutrizionista Dottore in Scienze della Nutrizione Umana; Dottore in Farmacia; Master II° Livello in Nutrizione e Dietetica ; Master in Medicina e Nutrizione Funzionale; Ketogenic Academy – Castel Maggiore (Bo)

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La steatosi epatica (NAFLD), spesso chiamata semplicemente fegato grasso è il termine che suggerisce un eccessivo accumulo di grasso nelle cellule epatiche.

Un’alimentazione troppo ricca di calorie è la prima causa. Quando il fegato non processa o metabolizza i grassi, come dovrebbe fare normalmente, si accumula grasso in eccesso.

I sintomi

La popolazione tende a sviluppare il fegato grasso, se presenta altre condizioni prepatologiche o patologiche come l’obesità, il diabete o l’ipertrigliceridemia.

La maggior parte dei pazienti con fegato grasso, ma non tutti, sono di età media e in soprappeso. Inoltre anche l’abuso di alcol, la rapida perdita di peso per diete estreme e la malnutrizione possono condurre a questa situazione.

Infine vi sono casi in cui il fegato grasso si sviluppa anche in assenza di queste condizioni ed i motivi per cui ciò accade sono, ancora, oggetto di studio.

Le cause

Il fegato grasso non è una condizione che va sempre a causare danno epatico. Tuttavia in alcune persone (in una percentuale compresa tra il 2 e il 5%) l’eccesso di grasso porta ad una infiammazione del fegato. Questa condizione, chiamata steatoepatite, causa danno epatico.

Alcune volte l’infiammazione di un fegato grasso è collegata all’abuso di alcol; in tal caso si parla di steatoepatite alcolica. Diversamente, si parla di steatoepatite non alcolica, o NASH.

Un fegato infiammato può diventare fibroso e indurito, col passare del tempo. Questa condizione, che in definitiva è una cirrosi, è un passo decisivo verso l’insufficienza epatica. La NASH è una delle tre più frequenti cause di cirrosi.

I fattori scatenanti

Secondo molti esperti il rischio di sviluppare il fegato grasso è strettamente legato alla sindrome metabolica e in particolare a:

  • Obesità;
  • diabete di tipo 2;
  • insulino-resistenza;
  • iperglicemia;
  • ipertrigliceridemia (trigliceridi elevati nel sangue);
  • ipercolesterolemia (colesterolo elevato nel sangue);
  • pressione alta.

Tra gli altri fattori di rischio ricordiamo, inoltre:

  • sindrome dell’ovaio policistico (che è a sua volta legata a un elevato rischio di diabete e sindrome metabolica);
  • sindrome delle apnee notturne;
  • ipotiroidismo;

Il disturbo è sicuramente più comune in età adulta (dopo i 50 anni), ma può colpire anche i bambini, soprattutto se obesi; secondo alcune fonti sarebbe più comune negli uomini. Si riconosce anche una possibile predisposizione genetica.

Prevenire...Meglio che curare

Un approccio dietetico adatto alla prevenzione e al trattamento delle steatosi è la dieta mediterranea, che può essere a questo scopo così sintetizzata:

  • abbondanza di frutta e (soprattutto) verdura;
  • abbondanza di cerali e farinacei (pasta, pane, …) possibilmente integrali;
  • ridurre drasticamente il consumo di zuccheri e alimenti dolci (comprese le bibite con zuccheri aggiunti);
  • ridurre il consumo di alimenti industriali e/o animali, spesso ricchi di pericolosi grassi saturi;
  • regolare consumo di pesce, preferendo quello azzurro di piccola taglia;
  • prediligere cibi con elevato contenuto di grassi mono e polinsaturi (legumi, olio d’oliva, semi oleosi, frutta secca…);
  • cucinare senza grassi aggiunti, evitando le fritture;
  • preferire 5-6 spuntini al giorno ai classici tre pasti;
  • ridurre o preferibilmente eliminare gli alcolici, compresi vino e birra.

Grasso viscerale

Rientrare in una condizione di sovrappeso e obesità comporta rischi anche molto seri per la salute umana. Tuttavia, l’influenza che l’eccesso di massa grassa ha su tali rischi, soprattutto, a livello cardiovascolare, non dipende solamente dalla quantità di grasso accumulata, ma soprattutto dalla sua localizzazione all’interno dell’organismo. Il tessuto adiposo bianco può essere, infatti, accumulato prevalentemente a livello sottocutaneo, oppure possiamo trovarlo maggiormente concentrato all’interno della cavità addominale, adeso agli organi interni (in questo caso definito viscerale o addominale).

L’eccesso di grasso viscerale viene anche definito “obesità androide”: fare questa distinzione è importante perché, come già detto, si è visto che vi sono alcune caratteristiche che lo rendono decisamente più pericoloso, soprattutto per la sua influenza sul rischio cardiovascolare.

In generale, il tessuto adiposo bianco non ha solo funzione termoisolante o di riserva energetica, bensì le sue cellule sono anche in grado di secernere delle molecole chiamate adipochine che, all’interno dell’organismo, regolano numerosi processi fisiologici tra cui:

  • la sensazione di fame/sazietà;
  • il metabolismo lipidico:
  • la sensibilità all’insulina.

Il motivo per cui viene posta una particolare attenzione al grasso addominale risiede proprio nel fatto che la produzione di tali mediatori sia attribuita, soprattutto, agli adipociti di tipo viscerale, metabolicamente più attivi rispetto ai sottocutanei.

Tra le adipochine prodotte troviamo, anche, delle molecole infiammatorie (citochine) che, in condizioni fisiologiche, regolano la risposta immunitaria ma, se prodotte in quantità aumentata, come nel caso di un eccesso di grasso viscerale, generano un’infiammazione sistemica di basso grado. Inoltre, il continuo accumulo di trigliceridi, ad opera delle cellule adipose (fenomeno definito ipertrofia degli adipociti) fa sì che esse vengano sottoposte ad un forte stress meccanico, a cui consegue la loro morte. Con la rottura rilasciano il loro contenuto che viene prontamente aggredito da altre cellule del sistema immunitario, aggravando in questo modo il loop infiammatorio.

Se protratta per lungo tempo, l’infiammazione ormai cronica può sfociare, poi, in ulteriori patologie, motivo per cui questo tipo di accumulo risulta così pericoloso. Tra esse troviamo:

  • sindrome metabolica (con ipertensione, alterazione del profilo lipidico…);
  • diabete di tipo II;
  • processi aterosclerotici;
  • insulino-resistenza;
  • fenomeni trombotici;
  • rischio aumentato di sviluppo di patologie cardiovascolari.

Tutto questo rende, inoltre, più difficile il dimagrimento ed è spesso collegato ad uno stato di intossicazione epatica. In questi casi si assiste, dunque, ad un alto flusso di acidi grassi liberi verso il fegato, con possibile sviluppo di steatosi epatica.

Per di più, il grasso viscerale genera uno stress di tipo meccanico, dovuto dalla pressione dello stesso sugli organi sottostanti, e questo può comportare ad esempio l’insorgenza di problemi respiratori e una maggiore probabilità di reflusso gastroesofageo.

Come si forma il grasso addominale?

Nello specifico, tra le cause più frequenti alla base della formazione del grasso addominale troviamo:

  • alimentazione ipercalorica e scarsa attività fisica;
  • dislipidemia (con ridotta sensibilità insulinica o insulino resistenza);
  • eccessivo consumo di carne rossa, bevande alcoliche;

L’eccesso di grasso addominale è direttamente proporzionale alla circonferenza della vita. In particolare, il rischio cardiovascolare risulta rilevante quando si oltrepassano i valori considerati soglia, di 102 cm per gli uomini e 88 cm nella donna. Inoltre, esso si riconosce facilmente poiché l’addome risulta gonfio, prominente e, soprattutto, molto duro.

Un’altra tecnica che consente di stimare la quantità di grasso corporeo è la Bioimpedenziometria (BIA). In particolare questa metodica consente di valutare, in maniera indiretta, la composizione corporea (massa magra, massa grassa, massa muscolare e stato di idratazione), avendo dunque un’indicazione sulla percentuale di tessuto adiposo presente nell’organismo.

FOCUS

Quali rimedi adottare

Per tutte le ragioni appena elencate, è dunque molto importante intervenire immediatamente ad una sua riduzione ed in generale prevenirne l’accumulo. Tutto questo è possibile grazie ad uno stile di vita sano ed equilibrato, che comprenda sia una regolare attività fisica, sia l’adozione degli accorgimenti nutrizionali tipici della Dieta Mediterranea. Vi sono poi alcuni rimedi naturali ed integratori utili in caso di eccesso di grasso addominale, tra cui: Curcuma e cannella - che possiedono proprietà antinfiammatorie. Integratore di Omega 3 - anch’esso con proprietà antinfiammatorie. Questi acidi grassi sono naturalmente contenuti anche in alcuni alimenti, in particolare nella frutta secca (soprattutto noci) e nel pesce azzurro di piccola taglia. L’aceto di mele - è utile in quanto contrasta la possibile insulino-resistenza, così come un’integrazione a base di cromo e acido alpha-lipoico. In particolare, il cromo migliora la sensibilità delle cellule all’insulina mentre l’acido alpha lipoico, così come la cannella, hanno dimostrato migliorare il metabolismo dei carboidrati. È bene, comunque, rivolgersi ad esperti e medici specializzati prima di ricorrere ad eventuali integrazioni, per evitare l’insorgenza di eventuali effetti collaterali.