Le radiazioni solari di interesse dermatologico sono il visibile e gli ultravioletti A (UVA, lunghezza d’onda 320-400 nm) e B (UVB, lunghezza d’onda 280-320). Gli ultravioletti C, invece, sono bloccati dallo strato di ozono, per cui non arrivano a toccare la superficie terrestre. Solo una piccolissima percentuale delle radiazioni a contatto con la cute viene riflessa dallo strato corneo, mentre la maggior parte di esse diffonde e viene assorbita dalle strutture cutanee.
UVB e UVA
La principale differenza tra UVA e UVB si esplica nel potere di penetrazione nella cute:
- gli UVB penetrano nell’epidermide e creano un danno al nucleo e al DNA dei cheratinociti dello strato basale;
- gli UVA penetrano più in profondità, fino al derma medio-profondo e creano un danno anche al derma e in particolare alle fibre elastiche.
La sensibilità della cute alla luce, dipende principalmente dal colore della pelle e dal tipo di melanina (geneticamente determinato) del soggetto. I caucasici possono essere suddivisi in quattro fototipi secondo la scala di Fitzpatrick:
- si ustiona sempre, non si abbronza mai;
- si ustiona facilmente, si abbronza con difficoltà;
- si ustiona lievemente, si abbronza gradualmente;
- si ustiona solo leggermente, si abbronza facilmente.
Tanto più basso è il fototipo, tanto più il soggetto sarà danneggiato dall’esposizione solare. Gli effetti a breve termine, per esposizioni massive e intermittenti, sono rappresentati principalmente dall’ustione solare (eritema e danno cutaneo fino a vere e proprie lesioni bollose), mentre gli effetti a lungo termine, cioè per esposizione cronica al sole, come può avvenire anche per motivi professionali in contadini e pescatori, includono il fotoinvecchiamento (photoaging) e la fotocarcinogenesi. Entrambi i raggi UV (A e B) ne sono responsabili.
Il fotoinvecchiamento
Il fotoinvecchiamento (o photoaging) comprende i cambiamenti clinici, istologici e fisiologici che si verificano nella cute cronicamente esposta al sole. Questo invecchiamento cutaneo estrinseco è, classicamente, distinto dall’invecchiamento intrinseco, che si riferisce ai cambiamenti dipendenti dall’età. Il fotoinvecchiamento colpisce tutti i componenti della cute quali:
- cheratinociti;
- vasi;
- connettivo dermico.
Grazie alla loro capacità di penetrare più in profondità nel derma, si ritiene che i raggi ultravioletti A siano i principali responsabili del photoaging.
Il fotoinvecchiamento è quindi il risultato di risposte infiammatorie croniche e ripetitive alla luce UV. Ciò comporta una maggiore degradazione della matrice extracellulare e una ridotta sintesi di collagene con conseguente sua perdita e una deposizione di materiale elastotico degenerativo anormale all’interno del derma, la cosiddetta elastosi attinica. Macchie, iper e ipopigmentazioni, rughe, cheratosi e assottigliamento della cute sono le classiche manifestazione che identificano una cute fotodanneggiata.
La fotocarcinogenesi
L’esposizione ai raggi UV genera mutazioni e danni al DNA, con rischio di trasformazione tumorale. Inoltre, il sole ha altre due proprietà che concorrono al danno cellulare:
- quelle immunosoppressive, che riducono la capacità del sistema immunitario dell’ospite di riconoscere e di rimuovere le cellule maligne e, soprattutto gli UVA,
- la capacità di generare stress ossidativo e formazione di specie reattive dell’ossigeno in grado di danneggiare membrane cellulari e organuli.
Si considera che oltre il 25% delle cellule epidermiche nella pelle invecchiata e cronicamente esposta al sole sviluppi mutazioni in grado di causare il cancro.
Il sole è, quindi, una delle principali cause non solo del melanoma, ma anche di altri tipi di tumori cutanei come ad esempio:
- il carcinoma spinocellulare;
- il carcinoma basocellulare.
Mentre i melanomi insorgono, comunemente, nella pelle esposta al sole in modo intermittente e acuto, i cheratinociti sono più vulnerabili agli effetti mutageni dell’irradiazione UV, ripetuta a basse dosi e pertanto, un danno cronico sembra più importante per la genesi dei tumori epiteliali.
La cheratosi attinica (o solare) è una lesione dovuta al danno cumulativo, esercitato dalle radiazioni solari sulla cute, per cui principalmente visibile nei soggetti di pelle chiara (fototipi bassi) di media o tarda età, cronicamente, esposti alla luce.
Le cheratosi attiniche si presentano come:chiazzette spesso eritematose e squamose a livello di cute cronicamente fotoesposta, come:
- viso;
- collo;
- padiglioni auricolari;
- cuoio capelluto calvo;
- dorso delle mani;
Il rischio è la loro possibile evoluzione verso un carcinoma vero e proprio, nello specifico un carcinoma spinocellulare.
Le cure da seguire
Il trattamento di tali lesioni consiste nella rimozione con diatermocoagulazione, crioterapia o laserterapia. Quando le lesioni sono multiple, specialmente in un contesto di fotodanneggiamento cutaneo, è consigliabile l’uso di topici (imiquimod, 5-fluorouracile, tirbanibulina, diclofenac) o di terapia fotodinamica (PDT) che possono trattare ampie zone (il cosiddetto campo di cancerizzazione).
L’attuale terapia elettiva per i tumori cutanei invasivi resta, al momento, quella chirurgica con la finalità di effettuare una totale asportazione della lesione tumorale. Solo per alcune tipologie di tumori, come ad esempio basaliomi superficiali, è possibile effettuare una terapia topica con Imiquimod crema.
FOCUS
Consigli utili
Per evitare sia il fotoinvecchiamento e, soprattutto, il rischio di trasformazione tumorale è importante seguire alcuni accorgimenti di prevenzione. È fondamentale sin dall’infanzia: • ridurre al minimo ed evitare, se possibile, l'esposizione al sole nelle ore più calde (tra le 11:00 e le 15:00, soprattutto nel periodo estivo); • indossare un cappello, meglio se a larghe tese per proteggere anche le orecchie e la nuca; • indossare occhiali da sole per proteggere gli occhi; • indossare abiti leggeri, ma capaci di offrire uno schermo ai raggi solari, soprattutto quando si trascorre molto tempo all’aria aperta; • applicare in modo uniforme un'appropriata protezione solare (chimica-organica o fisica-inorganica); • effettuare regolarmente visite specialistiche dermatologiche (circa una volta l’anno). I filtri solari fisici o inorganici riflettono o diffondono le radiazioni UV. Questa capacità è determinata da una serie di fattori tra cui: • la dimensione delle particelle minerali; • la quantità di protezione solare applicata; • l'indice di rifrazione; • la sua dispersione in un veicolo. Sono particolarmente indicati nell’infanzia. Si raccomanda in tutti i soggetti di applicare le cosiddette creme solari, con SPF (Sun Protection Factor, ovvero la capacità di proteggere dall’ustione) almeno di 30 o 50, cioè alto o molto alto. Queste creme vanno rinnovate frequentemente nell’arco della giornata, soprattutto, dopo aver sudato o fatto un bagno. È consigliabile una dose di 35 ml per singola applicazione (dose raccomandata per adulto). Nonostante il sole e i raggi UV possano danneggiare la cute, è essenziale ricordare che una corretta esposizione al sole resta importante per assicurare un appropriato assorbimento di vitamina D, necessaria per mantenere un’adeguata fissazione del calcio nelle ossa rendendole più calcificate e preservandole dalle fratture. I raggi UV, in virtù della loro azione immunosoppressiva e antinfiammatoria, vengono inoltre utilizzati, anche come terapia in Dermatologia, per alcune patologie. La fototerapia con UVA (anche associata all’assunzione di farmaci specifici chiamati psoraleni) e UVB, ad esempio, rappresentano trattamenti efficaci per la psoriasi, la dermatite atopica, i linfomi cutanei a cellule T e altre dermatosi infiammatorie.